LA RIFORMA COSTITUZIONALE. UN PICCOLO DECALOGO PER INFORMARSI PRIMA DEL VOTO
27 novembre 2016
Purtroppo le informazioni che sono state rilasciate non
sempre hanno coinciso con la realtà dei fatti. Va precisato, prima di partire che, la riforma
costituzionale è un passaggio importante per il futuro del nostro paese.
Stabilirà il funzionamento dei governi futuri e quindi del legislatore.
PRECISAZIONI
IMPORTANTI
La riforma costituzionale però non stabilisce le modalità di
elezione che sono normate dalla Legge Elettorale e saranno, dunque, tema di eventuali
modifiche della legge elettorale che si prevede il governo vari nel futuro.
Su ventotto Paesi dell'Unione Europea quindici hanno un
sistema monocamerale tra cui Svezia, la Bulgaria, l'Ungheria, la Grecia, la
Finlandia. Su tredici paesi (dei ventotto) otto, ovvero Germania, Francia,
Belgio, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Irlanda, Austria e Slovenia, prevedono l'elezione indiretta. I cinque paesi con elezione diretta sono:
Italia, Polonia, Romania, Spagna e Repubblica Ceca.
Da Associazione Indipendente, quale siamo, abbiamo deciso di
stilare una serie di punti per fare chiarezza, in particolare, su alcune
notizie che circolano e non collimano esattamente con la realtà.
Certamente i primi due punti affrontati meriterebbero maggior
approfondimento. Lasciamo, tuttavia, all’elettore il compito di approfondire. Partiamo
dal primo.
IL SENATO | SENATORI
NON ELETTI
La riforma stabilisce che il nuovo Senato sia composto “da novantacinque senatori rappresentativi
delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati
dal Presidente della Repubblica”
Certamente è il tema più discusso della riforma. Va detto,
dunque, che la nuova riforma fa riferimento all’elezione indiretta del nuovo Senato.
L’elezione indiretta è utilizzata in alcuni paesi nel mondo. In Italia, per
esempio, il primo ministro è eletto indirettamente. L’elettorato elegge il
parlamento ed il parlamento, a sua volta, elegge il Primo Ministro.
Relativamente all’elezione dei membri del nuovo senato
certamente saranno votati direttamente in occasione delle elezioni comunali o
regionali attraverso le preferenze degli elettori. Al momento però non è
possibile fare chiarezza in quanto sarà tema della legge elettorale.
A questo punto le critiche al nuovo sistema costituzionale
si dividono tra la debolezza dei “contrappesi democratici” e la debolezza del “peso”
decisionale di governo e Parlamento. Al dibattito si impegna illustri
costituzionalisti e, a questo proposito, sono voce in capitolo più referenziata
della nostra
LA RIFORMA NON
RIGUARA IL GOVERNO
Senza entrare troppo nel tecnico possiamo da subito
stabilire che, anche se i poteri del Governo non vengono trattati e modificati
dalla riforma, non è del tutto vero che il Governo sia del tutto escluso dai
nuovi provvedimenti. La riforma, infatti, prevede la modifica di quattro articoli (il 94, il 96, il 97 e il 99)
del titolo III della Costituzione, ossia propriamente
“Il governo”. L’intervento più significativo è relativo alla fiducia. Il voto della fiducia, infatti, non
dipenderà più da Camera e Senato. L’altra modifica sostanziale è relativa all’abolizione
dello Cnel (il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), che annoverava,
tra la funzioni, la proposizione di leggi al parlamento ed era considerato un
organo del governo.
Infine, anche se i poteri del governo non subiscono
cambiamenti, ci sono novità nel rapporto con il parlamento. Questa è certamente
una delle modifiche più importanti visto che la Repubblica Italiana, ed in
generale in democrazia, è un equilibrio tra i diversi poteri, modificare quello
legislativo crea un effetto indiretto anche su quello esecutivo.
CON IL SÌ NON CI
SARANNO TEMPI CERTI PER LE LEGGI
È vero che i tempi di approvazione delle leggi dovrebbero
mediamente ridursi in seguito alla riforma, grazie alle moltissime scadenze
introdotte con il nuovo testo. È vero anche che le leggi dovranno seguire
percorsi diversi a seconda della loro tipologia. Tuttavia parlare di “tempi
certi” è eccessivo, dal momento che non ci sono limiti previsti per i tempi di
lavoro delle commissioni e per la discussione del testo e degli emendamenti
alla Camera. Il Senato, invece, con la riforma avrebbe 10 giorni di tempo per
chiedere di esaminare una legge e altri 30 giorni per approvare le proprie
proposte di modifica.
AUMENTO DELLE FIRME
PER INDIRE UN REFERENDUM
Diciamo subito che la riforma prevede 500mila firme per
indire un referendum abrogativo. Attualmente la Costituzione ne prevede
esattamente 500mila quindi la notizia, possiamo dire, è falsa. La soglia di
800mila firme, a cui si fa riferimento è una novità prevista per favorire
l’approvazione di un referendum.
Se le firme raccolte raggiungono quota 800mila, infatti, non
sarà più necessario un quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto ma
solo un quorum del 50% più uno dei cittadini che hanno votato alle precedenti
elezioni politiche, ossia si abbasserà di molti punti percentuali.
LA PENNA E LE
VOTAZIONI
Su questa notizia è intervenuto anche il sito Bufale.net da
dove riprendiamo la notizia. La Bufala prende in questione il voto con la
matita copiativa. Mentre la matita
normale ha la mina di sola grafite, quella della matita copiativa contiene
anche coloranti derivati dall'anilina e dei pigmenti, solubili in acqua. Il
segno che ne risulta può essere cancellato solo per abrasione.
Diversamente dalle matite di sola grafite, il tratto di
matita copiativa svela ogni tentativo di cancellazione tramite solvente,
lasciando evidenti macchie sulla carta, essendo quindi immune da una
manomissione altrimenti difficile da smascherare. Se si cancella il tratto di
una matita copiativa utilizzando una gomma per cancellare, viene rimossa solo
la componente in grafite del segno, lasciando visibili i pigmenti.
UNA PARTE DELLA
CAMERA NON SARÀ COMPOSTA DA NON-ELETTI
Partiamo subito con il dire che l’intera Camera continuerà ad
essere eletta. Mentre, invece, grazie al premio di maggioranza, una parte dei
seggi verrà assegnata a chi ha vinto le elezioni. I politici, dunque che diventeranno
deputati saranno eletti in base ai voti degli elettori, e non certo nominato a
caso in base alla volontà del partito che si è aggiudicato il premio. Il 100%
delle persone che finiranno alla Camera, dunque, sarà di fatto votato dai
cittadini.
LE MODIFICHE
ALL’ARTICOLO NUMERO 117 NON SONO SEGRETE
Secondo una delle bufale più cliccate, i partiti a favore
del sì starebbero evitando e tenendo nascosto un articolo: il numero 117.
Questo articolo – secondo la bufala – “potrebbe significare la perdita della
sovranità nazionale“ perché con l’approvazione della riforma “dentro la nostra
Costituzione ci sarà scritto che l’Italia dovrà seguire gli ordini di
Bruxelles“.
In realtà il testo dell’articolo 117 riformato dice che “la
potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della
Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea
e dagli obblighi internazionali”, e l’unica differenza rispetto alla versione
precedente dello stesso articolo sono le parole “dell’Unione Europea” al posto
di comunitario. Non c’è quindi alcuna differenza in termini di vincoli,
indipendentemente dall’esito del referendum, ma solo una modifica del nome con
cui ci si riferisce all’Ue.
CON LA RIFORMA NON SI
RISPARMIANO 500 MILIONI DI EURO L’ANNO
Secondo la Ragioneria di Stato, il risparmio dovuto al
taglio dei 215 senatori è quantificabile in 50 milioni di euro all’anno. Oltre
a questo risparmio certo, in molti casi sono stati aggiunti altre voci di
riduzione di spesa, fra cui per esempio il tetto all’indennità dei senatori
(che esiste già), la cancellazione dei rimborsi per le attività di partito come
viaggi e cene, l’eliminazione delle province (che hanno già perso potere da due
anni) e la riduzione dei conflitti tra Stato e Regioni, un punto molto
difficile da quantificare in termini economici. Se 50 milioni è senz’altro una
stima per difetto, il fatto che si arriverà a 10 volte tanto resta da
dimostrare.
IL PARLAMENTO CHE HA
APPROVATO LA RIFORMA NON È ILLEGITTIMO
Anche se la legge elettorale con cui è stato eletto questo
parlamento (il Porcellum) è stata dichiarata incostituzionale per via del
premio di maggioranza e del blocco delle preferenze, questo non basta per
definire illegittimo un parlamento. La stessa Corte costituzionale si è già
pronunciata sulla legittimità dell’attuale parlamento, che può restare in
carica (anche) per modificare la legge elettorale sbagliata. Se il parlamento
non fosse legittimo, saremmo finiti nella situazione assurda di non poter
sistemare le norme all’origine dell’incostituzionalità.
IL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA NON SARÀ ELETTO DA 10-15 PERSONE
Con le aule al completo, dopo la riforma serviranno 438 voti
per eleggere il presidente della Repubblica. Il caso di un numero di elettori
molto ridotto, appena qualche decina, potrebbe verificarsi solo se ci fosse un
assenteismo di massa al momento della votazione.
COL SÌ NON SI SMETTE
DI ELEGGERE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Anzitutto perché non è mai stato eletto direttamente. In
Italia non ci sono mai state elezioni presidenziali in cui il popolo abbia
votato per la presidenza della Repubblica, ma il presidente è sempre eletto dal
Parlamento in seduta comune.
IL VOTO DEGLI
ITALIANI ALL’ESTERO NON SARÀ ANNULLATO
Di questa bufala avevamo già raccontato qui. Il fatto che le
schede degli elettori residenti all’estero arrivino non ancora vidimate è
previsto da una legge del 2001. Non si tratta quindi di una truffa governativa
per impedire a chi si trova fuori dai confini nazionali di esprimere il proprio
voto, ma al contrario di una procedura pensata per ridurre la possibilità di
brogli elettorali. Il timbro viene posto sulle schede elettorali una volta
ritornate in Italia, al momento della loro apertura.
SE VINCE IL NO IL
GOVERNO NON DEVE DIMETTERSI
Sarebbe una pesante sconfitta politica, certo, ma non esiste
alcuna norma che stabilisca le dimissioni di un governo per una bocciatura in
un referendum. Il governo dipende esclusivamente dalla fiducia del Parlamento,
mentre la votazione riguarda solo la Costituzione.
Indipendentemente dall’esito del referendum, se il
parlamento continuerà a confermare la fiducia, il governo potrà proseguire fino
al termine del proprio mandato nell’aprile 2018. Così come sarà libero di
dimettersi in qualunque momento.