I COSTI PER MORIRE: LE MISSIONI DI PACE E I SOLDI SOTTRATTI AI CITTADINI ITALIANI
12 novembre 2013
La nostra Associazione di Consumatori chiede che i soldi delle missioni militari vengano utilizzati per ospedali, scuole e altre necessità
Quanto costa l’impegno militare dell’Italia per le MISSIONI DI PACE? Leggiamo le cifre in un articolo di Claudio Rossi su Info Oggi | www.infooggi.it basato sul dossier “Economia a mano armata Libro bianco sulle spese militari” edito da Sbilanciamoci!
E le cifre rivelano un impegno di non poco conto soprattutto in relazione ai tanti sacrifici cui sono chiamati gli italiani. Soprattutto in relazione non solo all’aumento della pressione fiscale, ma anche ai tagli previsti in settori sociali di grande importanza (istruzione, sistema sanitario ed altro).
Questo articolo non vuole aprire una troppo facile polemica sui termini “missioni di pace” o “missioni di guerra”, soprattutto alla luce dei 51 militari morti ad oggi e del fatto che – comunque – le nostre truppe e i nostri mezzi sono ARMATI.
Questo articolo vuole essere solo una riflessione sulla necessaria e opportuna revisione dei conti pubblici che dovrebbe eliminare quelle voci di spesa che gravano su tutti i cittadini.
In Afghanistan l’Italia
opera nell’ambito della missione ISAF (International
Security Assistance Force) che dall’11 agosto 2003 e’ sotto il comando
della NATO. L’ISAF comprende 130.386
militari appartenenti a contingenti di 49 Paesi. Il contributo maggiore è
fornito dagli Stati Uniti (90.000 unità), seguiti dal Regno Unito (9.500),
dalla Germania (4.818), dall’Italia (4.000), dalla Francia (3.916 unità), dalla
Polonia (2.475), dalla Romania (1.876), dalla Turchia (1.845), dall’Australia
(1.550) e dalla Spagna (1.488). Comandante della missione dal 18 luglio 2011 è
il generale USA John R. Allen. Alla stabilità del Paese contribuiscono inoltre
circa 180.000 soldati dell’Esercito nazionale afgano (Fonte NATO – 6 gennaio
2012).
All’ITALIA spetta la responsabilità del Comando regionale ovest delle
forze ISAF-NATO, che include le province di Herat, Farah, Badghis, Ghor. Per le
attività svolte in Afghanistan sono impiegati inoltre 90 uomini tra Al Bateen,
Abu Dhabi (Emirati arabi uniti), Bahrein e Tampa (Usa), mentre nell’ambito del
Nato Training Mission-Afghanistan l’ITALIA
e’ impegnata anche con Carabinieri e Finanzieri nell’addestramento della
Polizia di frontiera ad Herat, dove collabora con il personale americano del Combined Security Transition Command
Afghanistan (CSTC-A) per l’addestramento dell’Afghan National Civil Order Police (ANCOP).
I costi per morire. Quasi 748 milioni di euro per la proroga
della partecipazione di personale militare alle missioni ISAF ed EUPOL, con il
compito di fornire assistenza e formazione alla Polizia afghana. Ai 748 milioni
circa vanno aggiunti: 3 milioni
circa per le attività della Guardia di Finanza; 3 milioni e mezzo per la partecipazione finanziaria al Fondo
fiduciario della NATO per il sostegno all’esercito nazionale afghano e al fondo
del Nato-Russia Council, che finanzia
il settore dell’elicotteristica; quasi
22 milioni per il personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein,
Qatar e a Tampa (Florida) per esigenze connesse con le missioni in Afghanistan.
Fonte: C. Rossi http://www.infooggi.it/articolo/missione-di-pace-ma-si-continua-a-morire/28905/
Queste cifre sono soldi sottratti alla società
civile. Chiusura degli ospedali,
scuole fatiscenti, Province italiane che dichiarano difficoltà ad iniziare
l’anno scolastico, sicurezza, sviluppo e ricerca, sono solo alcuni dei settori che sono stati
sacrificati nel bene di queste missioni di pace. E’ arrivato il momento di investire
per il sociale.
Ci sbalordisce e crea non poco disagio il fatto che l’Italia è l’unico Paese in crisi economica a continuare in maniera inalterata le missioni di pace. La Spagna (prima tra tutti e ufficialmente con Zapatero) e la Francia (da poco con Hollande) hanno adottato politiche diametralmente opposte all’Italia: per motivazioni di tipo ideologico sicuramente, ma anche di tipo economico preferendo destinare soldi pubblici a settori di maggiore urgenza.
I soldi spesi per “missioni di pace” all’estero sono un vero e proprio spreco.
In ogni famiglia la spesa del bilancio familiare è basata sulle priorità. Se sussiste la necessità di comperare medicine per curarsi è ovvio che il denaro verrà sottratto a spese meno impellenti. Come in una grande famiglia, l’Italia dovrebbe analizzare i costi ed eliminare o rivedere le spese accessorie o inutili.
Claudio Rossi ha pubblicato uno stralcio delle cifre dell’impegno dell’Italia (e non solo) in missione di pace. Ma una lettura più approfondita del dossier “Economia a mano armata Libro bianco sulle spese militari” edito da Sbilinciamoci! fa rabbrividire. A questo linl è possibile scaricare gratuitamente il dossier: http://www.sbilanciamoci.org/wp-content/uploads/2012/06/economia_a_mano_armata_web.pdf
Sbilanciamoci! è un’organizzazione nata nel 1999 e composta da 51 organizzazioni della società civile che si sono unite e impegnate a favore di un’economia di giustizia e di un nuovo modello di sviluppo fondato sui diritti, l’ambiente, la pace ([www.sbilanciamoci.org).
La campagna Sbilanciamoci!, a cui A.E.C.I. aderisce virtualmente,
parte dal presupposto che è necessario cambiare radicalmente la prospettiva
delle politiche pubbliche rovesciando le priorità economiche e sociali, per
rimettere al centro i diritti delle persone, di un mondo più solidale e la
salvaguardia dell’ambiente anziché le esigenze dell’economia di mercato fondata
su privilegi, sprechi, diseguaglianze. Here to buy top designer swiss replica watches online. We will give you high quality replica watches uk. You will love them.
Nei suoi sette anni di
attività, la campagna ha elaborato strumenti di ricerca, analisi critica e
proposta che sono parte essenziale della sua attività di informazione,
pressione politica e mobilitazione.
Crediamo che sia arrivato il momento di rimboccarci le maniche tutti e pretendere da chi ci governa e rappresenta che accanto al contributo di tutti i cittadini che pagano le tasse si debbano individuare ed eliminare voci di spesa inutili e poco opportune.