Bene alloggio, secondo Atlante Censis nel 2012 solo 47% di famiglie ha acquistato casa…e gli altri?
REGIONE: TOSCANA
Nel 2001 ben 1.400.000 famiglie italiane hanno potuto acquistare casa, nel 2012 sono state solo 907.000.
Questo non perché gli
italiani abbiano cambiato abitudini e siano più propensi all’affitto, ma per
evidenti e grosse difficoltà economiche, e di difficile se non impossibile
accesso al credito.
L’intenzione di
acquistare casa, è insita del dna degli italiani, ma purtroppo la maggioranza
non ci riesce.
È quanto emerge dal
primo “Atlante Censis della Domanda Immobiliare” presentato
venerdì 08 novembre a Roma.
L’Atlante è un nuovo
strumento per gli operatori del settore e per la prima volta dedicato
all’analisi delle dinamiche recenti e future della domanda residenziale.
Se nel 2011 le
famiglie che sono riuscite ad acquistare una casa sono state il 57%, quest’anno
scenderanno al 46% nei Comuni capoluogo.
Fra le grandi città
metropolitane la quota più elevata di domanda residenziale delle
famiglie si registra a Roma, e Milano. Più distanziata Napoli.
Fra le aree
metropolitane ai primi posti ci sono Bologna e Torino, seguite da Palermo, Bari
e Firenze, poi Catania, Cagliari, Reggio Calabria, Genova, Venezia e Verona.
Nell’80% dei casi, gli
acquirenti sono già proprietari di un immobile; per due terzi
sono famiglie con due fonti di reddito, per il 61% del ceto medio, per il 26%
della fascia alta di reddito, per il restante 13% a reddito moderato. Il tipo
d’alloggio prevalente è un immobile nuovo o ristrutturato, in edifici
multipiano; il 40% richiede un immobile ad alta efficienza energetica (in
classe A o B).
“Con quasi un milione di famiglie che anche
negli anni di crisi cercano una sistemazione abitativa è veramente assurdo che
il mercato immobiliare debba rimanere stagnante.
È necessario rimuovere
i blocchi burocratici, fiscali e finanziari che non valorizzano una tale
domanda potenziale”, ha detto Giuseppe Roma, direttore generale del
Censis.
Sono numerosi i casi
di nostri associati AECI che si sono rivolti alla nostra sede di Empoli e alle
nostre Sedi Toscane per chiedere aiuto, trovandosi in
situazioni a dir poco di “emergenza”. Situazioni di Banche e Finanziarie che li
avevano iscritti a loro insaputa nel Crif e nel Sic, per ritardi di piccole
rate, anche se se poi sanate. Nessuno gli concederà un finanziamento e men che
meno un mutuo.
Quindi ci si trova in situazioni in cui “chi ha denti non ha pane e
chi ha pane non ha denti”.
Per rimuovere i blocchi burocratici, fiscali e finanziari, che Giuseppe
Roma, direttore generale del Censis ha ricordato, e secondo le indicazioni del lavoro quotidiano di difesa dei consumatori, che Aeci Toscana ha acquisito, bisogna che
si istauri urgentemente, secondo il nostro modesto parere, una politica non solo di rigore, di contenimento delle spese, di salvaguardia
delle banche e della moneta, ma anche di sviluppo, di politica sociale e di
nuova fiducia nella persona in quanto individuo.
Ma come è composto il restante 54% di chi non potrà acquistare casa?
La casa è un indubbio
problema sociale, che comprende un ampio ventaglio di situazioni diverse, in primis il
rischio di esclusione abitativa per i nuclei a più basso reddito (in
modo particolare, gli sfrattati, gli immigrati e gli studenti fuori sede).
Un’emergenza che si riscontra nel mercato degli
affitti ed evidenziata dai numerosi casi di sfratto: tra il 2008 e
il 2011 gli sfratti eseguiti sono aumentati del 14,7% (da 24.959 a
28.641), con valori particolarmente elevati in Emilia Romagna (8,5 ogni 10.000
abitanti), Toscana (7,9), Liguria (7,3), Lazio (5,2) e Lombardia (4,7).
Ancora più preoccupante è la dinamica dei provvedimenti emessi, aumentati
nel triennio del 10%, e di quelli per morosità (da 41.008 a 55.543: +35,4%).
L’affitto ‒ e i rischi di precarietà che ne derivano ‒ è connaturato alle
condizioni sociali più deboli: a fronte di una media nazionale di famiglie in
locazione del 21%, si sale al 35,4% per i single con un figlio minore e al
72,8% tra le famiglie immigrate.
Anche il 15,6% degli anziani ultrasessantacinquenni
che vivono da soli sono in affitto. Sempre più precaria e costosa
è anche la condizione alloggiativa degli 800mila studenti universitari, per
i quali sono disponibili solo 46.800 posti negli studentati pubblici.
Gli interventi sono urgentissimi e
a nostro modesto parere dovrebbero riguardare:
·
un nuova politica del credito che dia una maggior fiducia nei progetti
imprenditoriali ,dalle banche magari garantiti dallo Stato, non
tutti hanno il posto fisso! ;
·
una riforma del sistema di segnalazione in banca dati negativa, poiché
è un assurdo che per aver pagato in ritardo una rata di 10 euro, non si possa
accedere a un mutuo o a un finanziamento!;
·
un’ incremento dell’edilizia economica e popolare alle fasce deboli, che
necessariamente non solo solo gli immigrati (per ovvie logiche politiche), ma
anche i cittadini italiani che hanno perso il lavoro, che pur cercandolo non lo
trovano ;
·
Il contenimento della spesa pubblica, ma non tagliando sui servizi sociali, ma sui
costi della politica e degli sprechi, casi che la cronaca ha in minima parte evidenziato
e che sarebbe fin troppo facile ricordare;
Sicuramente riteniamo che chi decide non abbia, per ovvie ragioni, “mai sofferto la fame” e
quindi non può avere il termometro della
vita reale. Sicuramente non ha mai avuto problemi per pagare una bolletta o
pagare l’affitto, sicuramente non ha mai avuto problemi con la scuola dei figli,
sicuramente non gli è stato mai rifiutato un finanziamento o u mutuo. Però
potrebbe almeno pensare a come sarebbe
la sua posizione se non avesse il sostentamento primario sicuro, e si
eviterebbero infelici battute e provvedimenti che poco hanno a che fare con il
quotidiano e la lotta per la sopravvivenza.
Speriamo che qualche politico lungimirante veda oltre il mero interesse di
logica di potere basata su premi di maggioranza, balletti delle poltrone, e rinunci
all’accanimento terapeutico di un sistema Italia ormai superato che la storia
ha definitivamente condannato a morte.
Senza segnali forti e
inversione seria di tendenza si correrà il serio rischio che i “comandanti” si
trovino a dare ordini a un “esercito” stremato dalla fatica e con diserzioni in
massa .
12 novembre 2012
Articolo a firma del responsabile Fabrizio Spinelli che si assume totalmente la responsabilità del contenuto del presente articolo. Per comunicazioni dirette scrivere a: toscana@euroconsumatori.eu
