L'ITALIA CHE CROLLA: DAL PRESENTE (LE STRADE) AL FUTURO (LA SCUOLA).
14 aprile 2015

Ancora un crollo di un'opera pubblica. Il pilone
dell'autostrada Palermo-Catania investito da una frana dovrà essere rimosso; i
lavori potrebbero durare anni. E' l'indicazione venuta dal sopralluogo dei
tecnici all'altezza del viadotto Himera, chiuso in entrambi i sensi di marcia. Il
pilone si è spezzato alla base e, inclinandosi, si è adagiato sull'altra
campata. Una strage annunciata dal dissesto idrogeologico dell’isola siciliana
e per cui nulla si è fatto sino ad oggi.
Il cedimento del pilone sull'autostrada A19 Palermo-Catania
è l'ultimo tassello di un mosaico di crolli che hanno coinvolto negli ultimi
due anni le strade siciliane. Un elenco che si apre con il crollo di una
porzione del viadotto Verdura il 2 febbraio 2013 ed arriva sino al caso più
emblematico e che ha suscitato maggiore clamore è quello del viadotto
Scorciavacche sulla statale Palermo-Agrigento, inaugurato alla vigilia di
Natale scorso e crollato dopo appena una settimana. Una vicenda che scatenò la
reazione del premier Matteo Renzi e sul quale è in corso un'inchiesta della
procura. A febbraio un altro cedimento del manto stradale a poca distanza dal
viadotto.
La scuola di Ostuni, i crolli di importanti opere pubbliche
rappresentano solo la punta di un Iceberg di un paese che vede crollare il
presente e fa crollare anche il futuro. Un paese che non ha avuto la forza di
investire per il futuro, che diventa attuale presente ed un paese che ha fatto
dello sperpero pubblico una prassi consolidata.
L’Italia, di fatto, ha talmente fatto l’abitudine alle opere
incompiute che ha addirittura istituito presso il Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti, un elenco-anagrafe nazionale delle opere
pubbliche incompiute. (Art. 44-bis d.l. n. 201/2011 “Salva-Italia”, convertito
dalla l. n. 214/2011)
Il problema, ancora una volta, è la partitocrazia. La
partitocrazia troppo interessata a lucrare, troppo interessata a raccogliere le
ultime briciole possibili. All’Italia, con questa partitocrazia, manca una
politica di sviluppo. D’altra parte, un paese che non investe nella scuola è un
paese che non investe nel futuro.
