ACEA E IL CASO DELLA FATTURA DA 50.000 EURO SU DATI RILEVATI MA INVENTATI. A.E.C.I. LA FA ANNULLARE
20 giugno 2017
Da una parte il signor Bruno, titolare di una tintoria, è
stato fortunato. Lo dice lui stesso: “fosse stata da 5.000 euro avrei richiesto
la rateizzazione e l’avrei pagata. La fortuna è stata che fosse di una cifra
astronomica”.
È un paradosso ma è esattamente così. Fosse stata di 5.000
euro l’avrebbe pagata e la domanda che ci poniamo è quante fatture anomale
vengono pagate dagli utenti ACEA ENERGIA ???
Andiamo con ordina. Il signor Bruno, abbiamo detto riceve
una fattura di oltre 50.000. Il caso ha voluto che il signor Bruno conoscesse
molto bene A.E.C.I. perché si è trovato dalla parte opposta come tintoria e per
un capo che, subito dopo il lavaggio, si era rovinato. Il giudice ha poi
verificato che l’errore non dipendeva dall’imperizia della tintoria ma dal
prodotto non conforme. Il signor Bruno ha però avuto modo di conoscere la
professionalità di A.E.C.I. e, ricevuta la fattura anomala non ci ha pensato
due volte.
Gli esperti di A.E.C.I. hanno analizzato la fattura che di
fatto era un conguaglio con letture rilevate. Quindi non una fattura su base
stimata ma su base certa. Analizzando però la progressione dei dati si è
evidenziata una anomalia che ha indotto i consulenti a richiedere la verifica
delle letture.
ARETI, ovvero ex ACEA DISTRIBUZIONE, ha dovuto ammettere che
i dati indicati come rilevati erano errati. A questo punto ACEA ha dovuto
ricalcolare i consumi ed emettere nota di credito. La fattura da 50.000 euro è
diventata di euro 166.
In questo racconto è racchiusa tutta l’inefficienza di ACEA.
Conguagli pluriennali, fatture errate, distacchi su fatture errate, mancate
risposte ai reclami.
A.E.C.I. continua con la sua battaglia nei confronti di un
operatore che, essendo a partecipazione pubblica, dovrebbe certamente avere una
policy di rispetto dell’utenza, e delle leggi vigenti, più attenta.

